Esercitazione a scuola per immedesimarsi con Gaza: a Bologna il progetto di Bergonzoni per “sentire” cosa provano gli altri


L’hanno chiamata esercitazione di immedesimazione con il popolo palestinese e con tutti i popoli in guerra. Al posto di fare la prova anti incendio o di fuga in caso di terremoto, all’istituto “Crescenzi Pacinotti Sirani” di Bologna giovedì scorso è andata in scena una sorta di rappresentazione socio-teatrale per sentirsi in empatia con chi ogni giorno si trova sotto le bombe.
Alle 11.15 precise, tramite l’impianto di emergenza, è stata diffuso il suono della sirena anti area mentre sulla digital board è stato trasmesso un testo per riflettere. L’idea è nata all’artista bolognese Alessandro Bergonzoni ed è stata diffusa dall’assessore all’Istruzione del Comune Daniele Ara. Una proposta che la dirigente Alessandra Francucci ha subito colto trovando il consenso del Consiglio d’Istituto. Ai ragazzi – nella circolare firmata dalla preside – è stato chiesto di non fare nulla ma “solo di ascoltare attentamente e d’ immedesimarsi” nelle immagini, nei suoni, nelle parole trasmesse. Un’iniziativa che è stata apprezzata anche dai ragazzi che per qualche minuto hanno solo intuito cosa significhi vivere in guerra, far lezione con il rischio conitnuo di dover fuggire o anche solo sapere che la città vicino alla tua è stata bombardata.
“Come esistono le esercitazioni anti incendio così ora più che mai è necessario poeticamente, spiritualmente, antropologicamente, civilmente, esercitarci a sentire all’unisono. Restate dove siete, non correte nessun pericolo: voi. Basta solo che attraverso questo grido di sirena ci si immedesimi in chi in questo medesimo istante non sa dove andare, come salvarsi, vivere e essere curato. Non qui. Non noi che ascoltiamo questo urlo di sirena simbolico. Attenzione pericolo crolli! Caduta masse! Non sottostare (all’indifferenza). Sciopero dell’impassibilità umana”: sono state le prime frasi di Bergonzoni trasmesse per coinvolgere i giovani a mettersi in ascolto.
Poi la spiegazione: “Questa è una pro vocazione: la vocazione di provare a diventare. Non esser solo spettatori o spettatori di immagini televisive o sui giornali. Cambio di dimensione. Allarme condiviso per la sicurezza? Si: sicurezza di sentire un popolo di abitarlo dentro di noi e percepire con le nostre stesse terminazioni nervose quelle sterminazioni! Brivido di paura sulla nostra pelle d’oca come la loro”.
Infine, l’attore ha spiegato: “Qualcuno può sentirsi male? Là tutti sempre, noi almeno indossiamoli un minuto al giorno sentiamoli, percepiamoli nella nostra carne. Chi vuole preghi, mediti, pianga, abbracci, stringa la mano di chi ha vicino. Diventiamoli quei morti in fasce, quei genitori che fanno sudari. Diamo amore sconfinato a chi non sa più cosa sia. E’ la fine del modo, immedesimiamoci indossiamoli. la nostra vita continua, la loro cambia per sempre per non stare a guardare, ma per appartenere ed essere e non dimenticare. Noi c’entriamo con loro e dobbiamo entrare in loro. Loro c’entrano con noi e dobbiamo farli entrare in noi”. Il giorno precedente la stessa iniziativa è stata fatta in tutte le aule del tecnico-professionale Aldini Valeriani, coinvolgendo i 2500 studenti che al termine hanno incontrato l’attore. Non sono mancate le polemiche. Daniele De Paz, presidente comunità ebraica di Bologna, l’ha definita una provocazione. Il Comune, che sostiene Bergonzoni, non ha potuto autorizzare la diffusione quotidiana della sirena in città per motivi di sicurezza riscontrati dal prefetto. Bergonzoni ha lanciato lacampagna in tutt’Italia: tutti possono scaricare la sirena e il testo qui.
Il Fatto Quotidiano